Appunti preparatori al libro di Gabriella Valera- Toni Veneri “Storia culturale della politica moderna: Potere Diritti Felicità”.

Da Michel Foucault, Qu’est que les lumières (5 gennaio 1983)- Traduzione italiana  Mimesis, 2012

p.26 Kant fornisce tre esempi (sull stato di minorità): siamo in stato di minorità  quando un libro ragiona per noi, quando un direttore spirituale ci fa da coscienza, quando un medico decide la nostra dieta al posto nostro (notiamo di sfuggita coem si riconosca facilmente il registro delle tre Critiche… In ogni caso l’Aufklaerung è definita dal modificarsi del rapporto preesistente tra volontà, autorità e uso della ragione.

[Aufklaerung, Critiche e Storie disciplinari- Riflessioen anche sulle modificaizoni in rapporto con la triade doveri verso Dio, verso gli uomini verso se stessi]

p. 27 L’Aufklaerung è un processo di cui gli uomini fanno parte collettivamente e, insieme un atto di coraggio da compiere personalmente… possono esserne gli attori nella misura in cui ne fanno parte e esso si produce nella misura in cui gli uomini decidono di esserne gli attori volontari.

Difficoltà del termine Menschhait: nel processo dell’Aufklaerung è coinvolt l’insieme della specie umana? … Oppure si deve intendere che si trata di un cambiamento che riguarda ciò che costituisce l’umanità dell’essere umano.

[domanda molto importante questa, probabilmente Kant non avrebbe dato una risposta unilaterale, ma la risposta venne data con una certa definizione dei diritti dell’uomo?]

p.28 a proposito di uso pubblico e uso privato della ragione in particolare sul rapporto tra ubbidire e liberamente raezonieren.

“Kant offre degli esempi apparentmente banali: pagare le tasse  ma poter ragionare quanto si vuole sulla fiscalità, ecco quel che caratterizza lo stato di maggiorità; oppure nel caso di un ecclesiastico, garantire il servizio di una parrocchia, conformemente ai principi della Chiesa alla quale si appartiene, ma ragionare come si vuole sul tema dei dogmi religiosi. Si potrebbe pensar ehce non vi sia nulla di molto diverso da ciò che si intende dal XVI secoloo con libertà di coscienza: il diritto di pensare come si vuole a condizione che si ubbidisca coem si deve”

“L’uomo fa un uso privato della ragione qando è un pezzo di una macchina; e cioè quando ha un ruolo da svolgere nella società e delle funzioni da esercitare… in questo si trova in una posizioen definita in cui deve applicare delle regole e perseguire dei fini particolari… quando ragioniamo come componenti dell’umanità ragionevole allora l’usodella ragione deve essere libero e pubblico”

p.30 “E’ chiaro che l’uso universale della ragione (al di fuori di ogni fine particolare) riguarda il soggetto stesso in quanto individuo; è altrettanto chiaro che la libetà di questo uso può essere garantita in modo puramente negativo dlal’assenza di qualsiasi azione contro di esso; ma come si può garantre l’uso pubblico di questa ragione?… essa appare a questo punto come un problema politico. In ogni caso si pone la questione di sapere come l’uso della ragione possa assumere la forma pubblica necessaria, come l’audacia del sapere possa esercitarsi alla luce del giorno mentre gli individui ubbidiranno il più esattamente possibile”

p.32 “Pensando al testo di Kant mi chiedo se non si possa considerare la modernità comeun atteggiamento, invece che come un periodo della storia…”

Riferimento a Beaudelaire e al suo “individuo eroe.

p.36 “Tuttavia per Beaudelaire la modernità non è semplicemente una forma di rapporto con il presente; è anche un tipo di rapporto che bisogna stabilire con se stessi. L’atteggiamento deliberatamente moderno è legato a un indispendabile ascetismo… non ricorderò pagine troppo conosciute: …quella sulla “dottrina dell’eleganza” che impone ai suoi ambiziosi e umili adepti una disciplina più dispotica di quella delle religioni più terribili; infine le pagine sull’ascetismo del dandy che fa del suo corpo, del suo comportamento, dei suoi sentimenti e delle sue passioni della sua esistenza un’opera d’arte. L’uomo moderno per Beaudelaire non è coliu che parte alla scoperta di se stesso..è colui che cerca di diventare se stesso. Qusta modernità non libera l’uomo nel suo essere proprio; essa gli impone di elaborarsi da sé… B. nonconcepisce che questa eroicizzazione ironica del presente, questo gioco della libertà con il reale per la sua trasfigurazione, questa elaborazione acetica di sè possano aver luogo nella società stessa o nel corpo politico. Possono prodursi soltanto in un luogo altro che beaudelaire chiama l’arte.

[Disciplina- Ascetismo- lavoro- felicità]

Umanesimo e Aufklaerung:

p.40 L’umanesimo serva a colorare e giustificare quelle concezioni dell’uomo a cui è costretto a ricorrere.  A questa tematica così ricorrente … contrapporre il principio di un acritica e di una creazione permanente dinois tessi nella nsotra autonomia…

p.41 La critica è proprio l’analisi dei limiti e la riflessione su di essi.

p.43 “Caratterizzerò duque l’ethos filosofico proprio dell’ontologia critica di noi stessi come una prova storico-pratica dei limiti che possiamo superare e quindi come un lavoro di noi stessi su noi stessi in quanto esseri liberi.

[lavoro, arte,artefatto]

p.43 Lavoro parziale e locale…”ma questonon significa ch eil lavoro possa essere fatto solo nel disordine e nella contingenza…. La posta in gioco è indicata da qello che potremmo chiamare ‘il paradosso (dei rapporti) della capacità e del potere”

La grande speranza del secolo XVIII riguardava “la crescit asimultanera e proporzionale della capacità tecnica di agire sulle cose e della libertà degli individui gli uni rispetto algli altri…

p.44 abbiamo potuto costatare quali forme di relazioni di potere fossero veicolate attraverso delle tecnologie diverse (che si tattasse di produzioni a fini economici, di istituzioni finalizzate alla regolazione sociale, di tecniche di comunicazione): ne sono degli esempi le discipline colettive e nello stesso tempo individuali di procedure di normalizzazione esercitate in nome del potere dello stato, delle esigenze della società o di parti della popolazione. Dunque l aposta in gioco è come disconnettere la crescita delle capacità e l’intensificarsi delle relazioni di potere?

p.45 i vari insiemi pratici dipendono da tra grandi ambiti: quello dei rapporti con cui si padroneggiano le cose, quello dei rapporti d’azione sugli altri quello dei rapporti con se stessi [amore vero dio verso gli uomini verso se stessi e obblighi relativi]

dunque bisogna analizzare “l’asse del sapere, l’asse del potere e l’asse dell’etica”.

“In altri termini, l’ontologia storica di noi stessi deve rispondere a una serie aperta di domande… ma che risponderanno tutte a questa sistematizzazione: come abbiamjo costituito noi stessi come soggetti del nsotro sapere; come abbiamo costituito noi stessi come soggetti che esercitano o subiscono relazioni di potere; come abbiamo costituito noi stessi come soggetti morali delle nostre azioni.

[storia delle discipline: diritto e politica convergenti nellas tematizzazione del potere in F.]

p.46 si tratta di questioni che hanno una loro generalità ma “evocando questa generalità non intendo dire che bisogna descriverla nella sua continuità metastorica attraverso il tempo e nemmeno che bisogna seguire le sue variazioni. Bisogna cogliere in quale misura ciò che sappiamo di essa , le forme di potere che vengno esercitate e l’esperienza che facciamo di noi stessi al suo interno costituiscano soltanto delle figure storiche determinate di una certa forma di problematizzazione che definisce degli oggetti, delle regole e dei modi di rapporto con se stessi. Lo studio dei modi di problematizzazione (vale a dire di quello che non è né csotante antropologia né variante cronologica) è quindi il modo di analizzare nella loro forma storicametne singolarel [singolare non individuale] delle questioni di portata generale.

p.46-47 “non bisogna consiederare l’ontologia critica di noi stessi come una teoria o una dottrina e nemmeno come un corpo permanente di sapere che si accumula; bisogna concepirla come un atteggiamento iun ethos una vita filosofica in cui la critica di quello che siamo è al tempo stesso analisi storica dei limiti che ci vnegono posti e prova dle loro suepramento possibile… coerenza metodologica nello studio archeologico e genealogico di pratiche considerate simutaneamente come tipo tecnologico di razionalità e giochi strategici della libertà

[vedi il mio: la forma della libertà]