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Dal silenzio delle biblioteche ai “territori” della cultura:
L’incontro con i giovani di tutto il mondo, il lavoro per promuovere il dialogo.

Momenti di una biografia complessa

Sono stata e rimango in essenza una storica e una ricercatrice e docenteIl mio luogo naturale era il silenzio e la solitudine. I miei allievi e i giovani che da tutto il mondo seguono i nostri progetti  mi hanno insegnato a uscire da questo luogo e ad affrontare lo spazio aperto della dialogicità.

Lasciatemi raccontare qualcosa di me prima di passare alla parte più formale della mia presentazione: la ricerca e la didattica , il volontariato , la poesia e la musica.

In Pakistan c’è una bambina che si chiama Aizah Gabriella Qureshi. I suoi genitori parteciparono al “Forum Mondiale dei Giovani Diritto di Dialogo” che io organizzo ogni anno dal 2008.

Mi dissero: se avremo un bimbo e se sarà una bambina le daremo nome Gabriella, perché vorremmo che fosse una donna come tu sei.

Qualche tempo dopo mi comunicarono per mail che un bimbo era stato concepito, e poi, dopo qualche mese, che era una bambina: lei è Gabriella Aizah una piccola pakistana che porta il mio nome.

Non molti mesi fa un mio giovane collaboratore e valido studioso mi ha definito “un giacimento di energie rinnovabili”: identificava così l’accumulo di conoscenze che agiscono e reagiscono nei miei discorsi,  la forza intrinseca che mi pervade nell’incontro intellettuale e nella parola che crea.

Due momenti di una biografia complessa

Mentre scrivo mi apro a nuovi progetti con un impegno sempre più chiaramente delineato: affermare la cultura del dialogo come diritto fondamentale umano, per una critica radicale della cultura giuridica moderno-contemporanea, per l’elaborazione e affermazione pratica di un nuovo modello relazionale e dialogico  capace di entrare nella complessità e risolverne di volta in volta le crisi. 

Atmosfera mediterranea

Sono nata nel 1946, a Baia, in un piccolo paese dell’area flegrea, famoso tuttavia perché gli antichi romani vi abitarono in ville poi sommerse dal mare per il fenomeno del bradisismo. Qualche resto archeologico era visibile e visitabile.  Tra gli altri un tempio di Venere che incontravo ogni mattina quando andavo nella scuola elementare. Non vi erano molte aspettative per le bambine in un paese così. Fu davvero con sorpresa che venne accolta anche dai miei genitori la mia decisione di frequentare il ginnasio (tra l’altro bisognava spostarsi ogni giorno col trenino Cumana per andare a Napoli) e di conseguenza il liceo classico e l’università.

In una mia poesia ho scritto: “Sono venuta dal mare qualche millennio di anni fa” : credo che questa poesia sia nata lì, in un’atmosfera mediterranea di storia antica che si adagiava a poco a poco nel mio tempo.

Un maestro di libertà intellettuale

Ho studiato e mi sono laureata nell’Università Federico II di Napoli dove ho conosciuto un grande maestro, Ettore Lepore, prematuramente scomparso prima che tutti i frutti del suo grande lavoro potessero essere colti, maestro di libertà intellettuale oltre che di rigore filologico. Insegnava Storia Romana (disciplina ufficiale);  in modo informale, invece, perché la disciplina non era riconosciuta allora come disciplina ufficiale, teneva delle bellissime lezioni di storia della storiografia, antica, moderna, contemporanea con degli affondi interdisciplinari davvero straordinari.

Scelsi il Maestro e dovetti laurearmi nella disciplina che insegnava ufficialmente, cioè la Storia Romana.

Questo ha segnato i primi passi della mia carriera universitaria che è cominciata molto presto con incarichi e titolarità di cattedra nell’Università della Calabria, allora fondata da poco. I primi scritti nascono da questi studi ma recano già l’impronta di una filologia tutta particolare volta a riconoscere le modalità di produzione del documento anche letterario.

In breve: già con questi scritti di “Storia della Storiografia Antica” e alcuni solidi lavori per una Storia della Storiografia Moderna (600/700) quando venne bandita la primissima tornata di concorsi per “Associato” feci domanda al CUN che “Storia della Storiografia” venisse inserita nelle tabelle concorsuali per poter accedere al concorso con tutte le mie pubblicazioni. Domanda approvata (un pezzettino di storia dell’Università), concorso vinto.

Impegno nel sociale e nella politica universitaria

Ho insegnato nell’Università della Calabria fino al 1992, dedicando molto tempo ad alcuni aspetti della sua crescita. Il suo fascino consisteva nell’essere stata fondata secondo il modello di una università pilota (in tempi in cui non esistevano i Dipartimenti, l’Unical era articolata in dipartimenti e corsi di laurea, tanto per fare un esempio, ma se ne potrebbero citare molti altri). Come delegata del rettore ho dedicato molto tempo alla promozione sociale, rappresentando l’Università nelle scuole. Entusiasmanti erano gli incontri con giovani studenti (per lo più provenienti da famiglie di recente o nessuna scolarizzazione) cui parlavo di uomini e donne, studiosi e studiose di altre età quasi fossero nostri compagni di vita e di ricerca. E loro ne avevano una felicità tutta particolare.

Mi sono trasferita nell’Università di Trieste nel 1992. Nel Novembre.

A Trieste: storia, cultura e complessità. Il dialogo con la disabilità

A Trieste l’atmosfera era molto diversa, per i motivi della sua storia tormentata, che ho imparato a conoscere un poco alla volta, e per quella rivoluzione basagliana che si respirava ad ogni angolo di strada e di discorso con la gente.

Così è iniziato il mio impegno nel volontariato fra “disabili mentali”, che con molto affetto e assoluto rispetto ho chiamato i “miei matti”. Ne ho avuto immense ricchezze che mi sembrava di rubare. Ho dato molto. Da lì, dai laboratori, è iniziato anche il mio impegno per la scrittura letteraria e poetica, un modo ancor più profondo di leggere e ascoltare la musica, mio eterno amore, e sono nati molti progetti che ho realizzato e realizzo sul territorio. La cultura del dialogo diventava sempre più la mia forza e la mia ossessione. A tutti i livelli, in assoluta parità di riconoscimento, pur con risorse diverse ed anzi proprio per questa diversità. Era necessario congiungere tutto questo con la mia ricerca, era necessario capire e definire la condizione dialogica. E così le nuove ricerche hanno preso forma.

Il matrimonio con Ottavio Gruber; l’intensificarsi dell’impegno nella storia culturale e nei progetti internazionali dedicati ai giovani. Ancor sempre il Dialogo.

Dal 2000, anno in cui ho sposato Ottavio Gruber (ci siamo conosciuti alla fine del 1999 in un laboratorio di poesia), ho cominciato a promuovere con intensa passione un progetto di portata mondiale che è soprattutto rivolto alla Cultura Giovanile, per quanto i due termini siano entrambi soggetti a ridefinizione continua nella realtà come nella lettura della realtà.

Nel 2006 ho fondato con Ottavo e altri amici l’Associazione di Volontariato Poesia e Solidarietà.

Nel 2009 sono stata, con Storici di tutto il mondo, tra i soci fondatori della International Society for Cultural History.

Nel 2013 insieme con la collega Cristina Benussi ho istituito all’interno del Dipartimento di Storia dell’Università di Trieste un Centro Internazionale di Studi e Documentazione per la Cultura Giovanile (iSDC) che è diventato centro autonomo con una sua soggettività giuridica il 15 settembre 2015: www.centroculturagiovanile.eu.

Il dialogo, il diritto al dialogo e quindi a una condizione dialogica che lo renda possibile, è diventato il nodo centrale nello stesso tempo della mia ricerca e del mio lavoro di promozione culturale.

Chi sono

Sono stata e rimango in essenza una storica e una ricercatrice e docente. I miei allievi hanno conosciuto e per lo più accolto con sorpresa e interesse la mia attenzione per i “linguaggi”, le mie decodifiche puntuali, quasi puntigliose, passibili di infiniti confronti e di crescita nei profili storico-culturali anche delle più cocenti contemporaneità. Hanno conosciuto e hanno per lo più accettato di buon grado l’invito ad usare sempre un linguaggio affinato, scavato, pregno e capace di generare linguaggio, che significa altra ricerca, altra forma, dove la forma è la complessità stessa di cui tanto si parla e che è fatta, come dicono i fisici teorici, di “emergenze”.

Il mio luogo naturale era il silenzio e la solitudine. I miei allievi e i giovani che da tutto il mondo seguono i nostri progetti  mi hanno insegnato a uscire da questo luogo e ad affrontare lo spazio aperto della dialogicità.

Il cancro

Un ultimo dato biografico.

Nel 2009 mi è stato diagnosticato un tumore maligno inguaribile al midollo osseo. Ho subito due trapianti senza il risultato sperato; il mio impegno didattico e scientifico non è mai stato impedito dalla malattia e dalle ospedalizzazioni che ho gestito durante periodi di vacanza e in orari liberi da impegni. Non ho mai cessato il mio impegno di promozione culturale.

Da 10 anni ad oggi (agosto del 2018 mentre scrivo) vivo di chemioterapie e pesanti cure. Lotto contro il maligno perché non mi uccida. Solo il mio sposo sa quanto sia dura, difficile e dolorosa questa lotta, che mi ha dato un senso nuovo dell’umiltà.

Sono una fra i tanti che affrontano e hanno affrontato la lotta. In genere si può anche credere di vincere, ma per un tempo breve,  un tempo che, anche se dura qualche anno, è sempre troppo breve per il desiderio umano.

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