From Hans Blumenberg-Carl Schmitt, L’enigma della modernità… p.24 (notes for my lectures on Secularization at the University of Kaunas)
Cit. Gregorio di Nazianzo (oratio theologica III,2) L’UNO -to hen – è sempr ein rivolta -stasiazon -contro se stesso- pros heauton.
La deteologizzazione racchiude una depoliticizzazione nel senso che il mondo cessa di essere politomorfo con questo cessa anche la distinzioen tra amico e nemico come criterio del politico.
[…] p. 27 La rivoluzione a differenza della riforma religiosa, della riforma amministrativa, della revisione e dell’evoluzione, è un conflitto ostile. Il Signore di un mondo da cambiare, in quanto egli non vuole piegarsi al cambiamento ma vi si oppone) e il Liberatore, l’autore di un mondo cambiato, nuovo, non possono essere buoni amici. Essi sono nemici per antonomasia… Anche la Riforma della chiesa cristiana nel XVI e nel XVII secolo, partendo da un conflitto cristologico-politico e passando per lo jus reformandi è divenuta una rivoluzione teologico-politica. La celebre massima di Hegel sulla riforma e la rivoluzione (Enc. par.552) riceve dalla teologia politica la sua adeguata formulazione del problema.
Nel saggio su Thomas Hobbes (Der Staat 1965) ho fatto notare che Thomas Hobbes elabora in modo sistematico concettuale la chiara alternativa statuale al monopolio decisionale della chiesa cattolico-romana facendo di questa alternativa l’espressione del “compimento della riforma”. Ciò era frutto di un’epoca che nella prospettiva medioevale era ancora determinata dall’idea di uno jus reformandi mentre nella prospettiva del nuovo Stato costituitosi proprio su quello jus reformandi era determinata dal diritto di sovranità
IL Leviatano in quanto frutto di un’epoca era frutto di un’epoca specificatamente teologico-politica
[…] articolo su Klausewitz: diversi tipi di ostilità nei confronti di Napoleone. Diversa ostilità ideologica di Fichte, e politica di Clausewitz.
Citazione di Goethe, motto latino che precede la quarta parte di Poesia e Verità: “nemo congra deum nisi deus ipse”. [Vengono citate in nota molti luoghi in cui questo detto di Goethe viene ripreso a testimonianza che esso doveva avere un particolare significato negli anni del potere di Napoeleone)