Da “Conferenza sul rituale del serpente” cit. in Ernst H, Gombrich, Aby Warburg. Una biografia intellettuale (1970) Feltrinelli Milano 1983, p. 194:

Quinto appunto

Il mio punto di partenza è considerare l’uomo come un animale capace di usare strumenti la cui attività consiste nel connettere e nel separare. Nel corso di questa attività, l’uomo può perdere il senso organico dell’ io. La mano gli permette di manipolare le cose che, in quanto oggetti inanimati mancano di un sistema nervoso, ma che forniscono tuttavia all’io una estensione materiale. Questa è la tragedia dell’uomo che, mediante l’uso degli strumenti, hatrasceso la sua specifica dimensione organica…

Qual è la causa di tutte le domande e di tutti gli enigmi che l’uomo si pone quando l’empatia si scontra con la natura inanimata? Essi scaturiscono dal fatto che esiste una situazione in cui l’uomo può assimilarsi a qualcosa che gli è estraneo, proprio manipolando e indossando oggetti che sono esterni alla sua circolazione sanguigna. La tragedia del costume e dell’attrezzo è in definitiva la storia della tragedi aumana, e il libro più profondo che ne parla è il Sartor Resartus di Carlyle