“Il fatto è che questi due ultimi anni, in vari modi, hanno definitivamente segnato l’irruzione della guerra nel nostro continente e l’hanno fatto mostrandosi anche attraverso chi fugge: donne, uomini, minori, infermi, interi nuclei famigliari che, abbandonando vaste regioni del medio e dell’estremo Oriente, si sono messi in cammino per avere salva la vita [….] Costretta ad abbandonare la propria casa, l’umanità in eccesso viene spinta negli interstizi del mondo e ai suoi margini, smette di avere passaporti. Non vi sono più consoli e angeli custodi che si occupino di lei. In una parola a nessuno più importa di coloro che, denudati del diritto di cittadinanza, vivono la condizione sospesa dell’apolide” (Da Europa spinata, di Carlo Saletti in Dal Libro dell’Esodo, a cura di Roberta Biagiarelli, p. 61).
La nuda vita è la vita senza cittadinanza, non occorre altro: senza diritto di cittadinanza, l’apolide è nudo perché privo di ogni “esistenza giuridica”.
“Artificiali o naturali che siano, reticolati e mareggiate sono per il momento le barriere che isolano la “fortezza Europa”, in attesa che da uno dei vertici cui i responsabili dei governi dell’UE sono invitati a regolare cadenza, giunga finalmente la risposta univoca sulla questione essenziale posta dalla presenza dei profughi: quanti esseri umani ciascun paese vuole o accetta di accogliere? Questione, come è facilmente intuibile che non può trovare soluzione se non sul piano transnazionale e sul principio condiviso che a chi fugge vada restituita, innanzitutto, l’esistenza giuridica. (ibid. p. 63)
Dalla nuda vita all’esistenza giuridica: l’esistenza giuridica ( diritto alla cittadinanza) pone le premesse per l’integrazione e la soluzione dei problemi dell’accoglienza, che smettono di essere problemi, diventano parte del normale istituirsi della città, dove le difficoltà non mancano ma costituiscono esse stesse il tessuto connettivo di un lavoro condiviso di costruzione fra valori e relazioni, distribuzione e produzione di ricchezze e di “beni”.