A proposito di Obbedienza/ Disobbedienza civile. Per una critica dell’etica contemporanea.
DISOBBEDIENZA CIVILE
Un tema forte della democrazia, che ha animato interi movimenti di cui nessuno negherebbe gli esiti storici positivi.
I due termini “disobbedienza” e “civile” hanno una dignità e un ruolo nella storia del nostro pensiero sulla “città e quindi del nostro agire in comunità. Si deve allora riflettere nei tempi lunghi su ruolo dell’obbedienza e della disciplina nella costruzione e nella conservazione della “città”. Se esso debba continuare ad essere reclamato come necessario e inconfutabile o se invece non si possa , nei tempi brevi, puntare sull’altro termine “civile”.
La disubbidienza civile si pone apertamente all’interno della “città”, cioè negli spazi del vivere e delle relazioni. La disubbidienza civile, dunque, richiama tutti coloro che hanno a cuore la città, la convivenza, l’armonia, che è fatta anche di ordine ma non necessariamente di disciplinata gerarchica obbedienza, a mettersi di fronte ai problemi, apertamente e a risolverli dall’interno del loro porsi negli spazi in cui si pongono, tenendo conto delle relazioni da cui gli spazi sono abitati. (a proposito del “modello Riace” e dell’arresto del sindaco che lo ha realizzato).
OBBEDIENZA CIVILE/DISOBBEDIENZA MORALE
Obbedienza alla Costituzione e ai trattati internazionali
salvare vite umane è semplicemente giusto.
L’Etica e la “città”
La “città” è il fine e l’inizio di ogni giustizia. Critica dell’etica contemporanea.
(A proposito della nave Mediterranea)